L’Arte di pranzar …recitando
MENU’ FISSO:
Primo unico: pani e pesci
Frutta: mele
Bevande: acqua e vino
Ospiti speciali: Giotto, El Greco, Crespi, Dalì
Ce n’è per tutti i gusti: una cena accompagnata da portate gustose e da ospiti buffi e divertenti. E, se per voi è troppo poco, ci pensa Gesù a moltiplicare il tutto. Ecco, quindi, la portata principale di uno spettacolo o, meglio, di quattro quadri dipinti in diversi periodi storici, ma ambientati nella realtà moderna dalla classe 3^F che ha riscoperto pittori apparentemente lontani fra loro, ma accomunati da un unico punto di incontro: la loro opera “L’ultima Cena”.
Andiamo a scoprire opera per opera, monologo per monologo lo spettacolo comico che ha riprodotto parodicamente, le quattro versioni della cena più famosa dell’ Arte secondo anche l’interpretazione della personalità degli artisti proposta da Ludovica T., Livia Di N, Francesca A. e Giulia V.
Si parte dagli appunti di Storia dell’arte (studio dell’autore e delle sue opere) e si giunge alla parodia.
ARTISTA: GIOTTO
TITOLO: ULTIMA CENA
DIMENSIONI: 200 x 185 cm
MATERIALI: AFFRESCO
DATA: 1303-1305
COLLOCAZIONE: CAPPELLA DEGLI SCROVEGNI, PADOVA
Questo affresco con funzione chiaramente decorativa, risente molto dell’influenza bizantina: le figure sono rigide e seguono i canoni orientali; i volti sono schematici e il tutto, nell’insieme, risulta troppo fisso; eccessivamente composto e privo di vita; perfetto, ma irreale.
Il contorno delle figure è pressoché inesistente, la linea è sfumata ed è in parte applicata la prospettiva intuitiva, anche se non in modo rigoroso. Si fa uso del chiaroscuro.
Immaginate la scena, un uomo preoccupato si fa avanti; ,sì, è proprio lui: Giotto! Pare
preoccupato, gesticola, guarda in cielo, in silenzio ciondola di qua e di là…poi
sento venir meno le forze anche se la mente è ancora vigile.
Ricordo me, bambino, cianfrugliare nella bottega di babbo Bondone.
Come erano precise quelle mani esperte di fabbro!
Sono stato curioso osservatore del mondo e ho avuto nel cuore sempre il desiderio di ritrarre ciò che vedevo così come mi appariva nella realtà.
Ricordo il giorno in cui, passeggiando nel verde di Vespignano, osservavo e ritraevo su un sasso un agnellino.
Passò di lì il Maestro di pittura Cimabue, che mi scrutò affascinato e mi prese con sé, come apprendista, nella sua bottega.
La passione e la genialità, che tu, Signore, mi hai dato, le ho comunicate agli altri attraverso le opere che le più esclusive sfere sociali delle città, le più importanti della penisola italiana, mi hanno commissionato.
Ho avuto l’onore di lavorare per le altre gerarchie degli Ordini Mendicanti: francescani e domenicani.
Che emozione ho provato il giorno in cui Papa Bonifacio VIII mi spedì una missiva con la richiesta di disegnare qualcosa che dimostrasse il mio talento!
Il mio orgoglio, di cui ti chiedo perdono, mi suggerì di immergere il pennello nel rosso e disegnare un cerchio perfetto con un solo tratto. Il Santo Padre, stupito, subito mi volle a Roma.
Signore, a te torno, umile servitore della incommensurabile tua grandezza e magnificenza .
Ti chiedo perdono per i miei peccati e, se qualcosa di buono ho fatto, da Te Signore è venuto.”
ARTISTA: EL GRECO
TITOLO: ULTIMA CENA
DIMENSIONI: 43 x 52
MATERIALI: OLIO SU TELA
DATA: 1568
COLLOCAZIONE: PINACOTECA NAZIONALE DI BOLOGNA
El Greco adotta una prospettiva frontale dall’alto così ardita che il piccolo volume della stanza sembra sospeso per aria e i personaggi sembrano sul punto di ribaltarsi sullo spettatore. Il Quadro rappresenta i tredici apostoli con corpi allungati e sinuosi. Dietro di loro si vede una tenda che potrebbe essere un elemento di una rappresentazione teatrale e di stile barocco. Nell’opera sono presenti colori tonali.
Eccolo qui, El Greco, un tipo un poco particolare, facile all’isolamento ed alla tristezza…
“Uffa! Sono appena uscito da scuola e devo sfogarmi! Sono sempre solo, non ho amici con cui confidarmi e nessuno mi accetta per quello che sono.
Sono diverso da tutti.
Se provo ad integrarmi, sono ignorato perché mi reputano una “femminuccia”…
Non sopporto questo modo di giudicarmi solo perché sono diverso da loro e ho idee stravaganti. Preferisco esprimere le mie emozioni con il disegno e non attraverso l’arroganza come fanno loro.
Io non cambierò il mio carattere, però voglio farmi amici con cui confidarmi, giocare, scherzare, uscire!
Come farò?
Non lo so, ma un modo di certo lo troverò”
ARTISTA: Daniele Crespi
DIMENSIONI: 220 x 338
MATERIALI: OLIO SU TELA
DATA: 1624-1625
POSIZIONE: PINACOTECA DI BRERA
Daniele Crespi decide di rappresentare l’opera verticalmente disponendo il Cristo centralmente. La presenza dei putti e del chiaroscuro rendono lo stile barocco. Dall’opera si deduce che l’artista aveva osservato il quadro dell’Ultima Cena di Leonardo. Sopra la finestra c’è un nastro mantenuto dai putti; su di esso c’è scritto: “Pane degli angeli è il cibo dell’uomo”. Giovanni è abbracciato a Cristo.
Crespi, come tutti gli artisti è egocentrico; se fosse vissuto ai tempi di oggi reciterebbe così:
“E’ confermato: sono bello, amato ed anche bravo … semplicemente perfetto!!! Ora, oltre alla pagina facebook che è super visitata e piena di like, ho aperto un blog dove parlo delle mie avventure In moto e dove pubblica alcuni ritratti delle mie innumerevoli ammiratrici che mi ricoprono complimenti per tutto il giorno! A dire il vero, tutto questo, a volte, mi fa persino arrossire.
Mi dicono che un uomo di raro fascino e specificano che a loro non importa se sono ricco o povero perché la mia bellezza non ha eguali!!!
Voi che ne dite??? Sarà vero?
Mi propongono di sposarmi, ma io ho una carriera lunghissima nei salotti dei grandi artisti…non ho tempo per queste cose!
Per farmi contento, poi, mi ha fanno foto e le postano sul blog inserendo in allegato un selfie di noi insieme.
L’ultima volta pero, è successa una cosa stravagante: tutti i 700 followers hanno mandato insulti contro di me. Invidiosi!
Che volete fare… i social … tanti nemici, tanto onore!
Sono il migliore!
(non so se si nota ma io non sono un tipo presuntuoso… per il semplice fatto che so di essere migliore: bello, amato…ed anche uno bravo pittore!)
Così è la vita!”
ARTISTA:SALVADOR DALÌ
TITOLO:ULTIMA CENA
DIMENSIONI: 268 x 167 cm
MATERIALI:OLIO SU TELA
DATA:1955
COLLOCAZIONE: NATIONAL GALLERY OF ART, WASHINGTON
GENERE:STORICO RELIGIOSO (SURREALISMO)
I dodici Apostoli hanno il capo chinato, per cui non si distinguono i volti; sono posti intorno al tavolo in maniera ordinata. Il tavolo è ricoperto con una tovaglia pulita e tesa, con le piegature della stiratura ben rappresentate (Ultima Cena di Leonardo); la parte centrale è illuminata per la presenza del pane (pagnotta spezzata in due) e del bicchiere di vino. Gesù è al centro del quadro con il volto scoperto e rivolto verso lo spettatore. I dodici apostoli sono genuflessi e non seduti e si trovano all’interno di un dodecaedro con le facce trasparenti che lasciano vedere una baia (acqua,terra,cielo). Dalì ci confonde: una barca è posta davanti al corpo di Cristo che non è nella stanza, bensì nell’acqua della baia. In alto appare un busto nudo, con le braccia allargate e una nuvola sul petto e senza la testa che risulta proiettata fuori dal quadro. Una interpretazione blasfema della storia evangelica. Sembra che la trasfigurazione avvenga nel momento dell’Ultima Cena e non dopo la risurrezione. Il volto di Gesù è quello di Gala, la moglie di Dalì
Anche Dalì potrebbe facilmente essere uno strano personaggio della società contemporanea, quella di Internet e del mondo globale; leggete qui:
“Tutti dovreste sapere, così come lo sa tutto Internet, che in questi giorni sono stato super impegnato a finire di dipingere il mio capolavoro “L’ultima cena”. Una volta pubblicata la foto su Instagram, ho subito ricevuto un sacco di commenti da tutti i dodici Apostoli come San Pietro (che mi aveva chiesto di non taggarlo, dato che non lo avevo dipinto proprio benissimo e, quindi, avrebbe rinnegato), e da voi, ovviamente!
Speriamo solo che non arrivino Raffaello, Da Vinci o Michelangelo a prendermi in giro perché da loro mi sento bullizzato dall’ultima volta che mi hanno detto che il dadaismo è come ”dipingere da ubriachi”.
Ma vabbe’, questi sono strani perché per considerare strano me ce ne vuole, no?!
Però, il problema è un altro e, cioè, che i miei mi hanno tolto il cellulare e per “miei” intendo mio padre e quell’arpia di mia zia che è la causa di tutto questo!
Ma vi pare? E’ una crudeltà! Ora vi spiego come è andata: erano le otto di sera e stavo scrivendo sul gruppo “Settimana Artistica” e ora vi leggo lo screen di cosa ci siamo scritti:
EDAVARD MUNCH
Oggi URLO!
IO
Ah, siete OROLOGI MOLLI!
MICHELANGELO
PIETA’!!!!
E proprio in questo momento entra mia zia che si mette a urlare come una pazza scatenata perché dice che “usare il telefono dopo cena fa male alla salute”.
Ma non ha capito che l’unica cosa che mi fa male alla salute è lei…
Allora, dopo questa piccola e inutile discussione, mi sono preparato con i miei vestiti preferiti (cioè la camicia dorata e i pantaloni stile orientale) e mentre mettevo piede fuori dalla porta, arriva di nuovo mia zia che mi dice di cambiarmi subito perchè (a suo parere) mi ero vestito in modo troppo eccentrico e mi chiedeva a che ora sarei tornato a casa.
Allora io, in modo molto tranquillo e pacato, ho risposto che sarei rientrato alle 2:30 e subito lei mi ha tirato uno schiaffo che mi ha fatto finire dritto in camera da letto dove sono rimasto per il resto della sera.
Ah, che seccatura!..In fondo la felicità dovrebbe essere dietro l’angolo, ma Galileo Galilei ha detto che la Terra è rotonda, per questo MAI UNA GIOIA!
Sono due volte che provo a suicidarmi, ma niente, sembro immortale!
Ah, vado a provare la terza volta e spero di riuscirci, per questo vi saluto augurandovi buona vita…”
e via tutti, inchini di rito…
BUFFET DI DOLCI E FRUTTA
CAFFE’ E AMARI
SIPARIO E FINE…
Giulia V. 3^F